Bere acqua fa bene. Ancor di più in estate, quando bere la giusta quantità di acqua, aiuta l’organismo a combattere gli effetti negativi della disidratazione.
“Almeno due litri al giorno”. “Meglio naturale che frizzante”. “L’acqua deve avere un giusto apporto di sodio, non troppo”. Qual è la migliore per la nostra salute?
La Rete è piena di consigli su come e quanto idratarsi e può essere davvero difficile orientarsi in una vera e propria selva ridondante di informazioni, a volte in contrasto tra loro.
Quel che è certo è che non esistono verità assolute. Gli esperti di alimentazione e nutrizione affermano, infatti, che ciascuno di noi dovrebbe bere la giusta quantità di acqua in relazione al proprio organismo, in relazione al proprio meccanismo di termoregolazione, alla sudorazione, in relazione alle proprie abitudini, insomma. È facile comprendere questo principio se si pensa al fabbisogno di acqua, in termini quantitativi, un adulto dovrà bere un quantitativo maggiore di acqua che un bambino, uno sportivo ha un fabbisogno di acqua più alto rispetto a chi pratica attività fisica in maniera saltuaria.
Più difficile trovare risposte alla domanda: “Qual è la migliore acqua da bere per la nostra salute?”.
Anche in questo caso, non esiste una risposta univoca. Non esiste un’acqua che sia in assoluto migliore di un’altra, ma è opportuno scegliere la migliore acqua in base alla propria costituzione corporea, all’attività fisica o all’esistenza di eventuali patologie, ad esempio.
Quello che certamente ciascuno di noi può fare è scegliere l’acqua in base ad un concetto più ampio di salute, che comprenda una valutazione quasi matematica dei pro e dei contro.
Consideriamo, ad esempio, la differenza fra acqua del rubinetto e acqua confezionata.
Quale avrà maggiore impatto sulla nostra vita: l’ acqua del rubinetto o l’ acqua confezionata?
Vediamo un po’ la differenza in termini economici. La prima ha un prezzo variabile di regione in regione in virtù dei costi di distribuzione della stessa. Per un’utenza domestica il prezzo si aggira intorno a 1,37€ al metro cubo (fino a circa 30 metri cubi di consumo). L’acqua confezionata ha un prezzo decisamente più alto, considerato che un metro cubo di acqua del rubinetto corrisponde a 1000 litri.
Consideriamo ora la differenza sotto il profilo della reperibilità. L’acqua del rubinetto è a portata di mano in ogni momento della giornata. L’acqua confezionata, al contrario, ci impone uno sforzo fisico e di tempo perché deve essere acquistata, trasportata a casa e conservata in luoghi asciutti e protetti.
Infine, non trascurabile, è l’impatto sull’ambiente: il consumo di acqua confezionata provoca una sovrapproduzione di contenitori, in vetro o in plastica, che devono essere sempre separati dai rifiuti indifferenziati e riciclati negli appositi cassonetti. Un capitolo a parte è rappresentato dall’ inquinamento ambientale prodotto dall’ uso eccessivo della plastica.
Ma torniamo alla “migliore qualità dell’acqua”, se il vetro è una sostanza inerte, che non produce alcuna alterazione dell’acqua, gli effetti dell’interazione dell’acqua con la plastica non sono affatto trascurabili per la nostra salute, derivanti da numerosi fattori come la qualità del PET usato, le modalità di stoccaggio, l’esposizione a fonti di calore o di luce.
Un’equipe di ricercatori californiana (autrice dello studio Experimental Comparison of chemical Migration), ha rintracciato nell’acqua confezionata 29 sostanze chimiche e ritenute pericolose per la salute, in grado di migrare dalla plastica della bottiglia all’acqua: aldeidi (acetaldaide e formaldeide), chetoni, ftalati. E la quantità di queste sostanze aumenta di 9 volte se la temperatura a cui è esposta la bottiglia passa da 20 a 30 °C; aumenta anche di 4 volte se l’acqua rimane in bottiglia per più di tre mesi.
Stesse conclusioni sono state raggiunte da studiosi italiani come il professor Silvano Monarca, docente dell’Università di Perugia, che con il proprio staff ha rilevato sostanze tossiche nell’acqua confezionata in bottiglie di plastica, precisando come le elevate temperatura di trasporto e di stoccaggio, spesso superiori ai 50 °C, in cui vengono mantenute le confezioni, influenzano notevolmente la migrazione di sostanze tossiche nell’ acqua.
L’acqua del rubinetto è la migliore per la nostra salute, dunque?
Sì, se correttamente depurata però. La qualità dell’acqua di casa, infatti, è fortemente condizionata dalla presenza di sostanze disinfettanti come il cloro (i suoi sottoprodotti sono fortemente tossici), dalla presenza di residui di pesticidi ed altre sostanze chimiche utilizzate in agricoltura che possono inquinare le falde acquifere o dall’ eccesso di calcare se le tubature non sono sottoposte a corretta manutenzione. La soluzione migliore per tutelare la nostra salute, la salute dell’ambiente e il bilancio famigliare, è la depurazione domestica ad osmosi inversa. Questa tecnologia, già utilizzata in ambiente sanitario (ad esempio, per la dialisi), utilizza una membrana di filtrazione semipermeabile che separa due liquidi di concentrazione diversa.
Le membrane utilizzate nell’ osmosi inversa sono permeabili all’ acqua e impermeabili alle impurità disciolte: eliminano i batteri; riducono la salinità, il cloro e i prodotti disinfettanti in eccesso; trattengono le sostanze chimiche organiche e inorganiche, i nitrati, i metalli pesanti e i particolati; depurano dai pesticidi e dai diserbanti;
Collegato alla rete idrica, un impianto ad osmosi inversa garantisce la rimozione della quasi totalità (fino al 99%) delle sostanze disciolte nell’acqua potabile. L’acqua potabile osmotizzata è particolarmente adatta al consumo umano, poiché possiede un residuo fisso molto basso, favorisce la diuresi, il rinnovamento cellulare, il migliore assorbimento vitaminico e salinico, la corretta idratazione; contrasta ipertensioni-calcolosi-ritenzione idrica e aiuta l’eliminazione di scorie e tossine.
In conclusione, la migliore acqua da bere è quell’ acqua che ci consente di risparmiare, salvaguardare l’ambiente e migliorare il nostro stato di salute.
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