“Biosalus Academy: a lezione di salute”
Secondo evento di formazione del personale sulle patologie legate all’inquinamento ambientale
Domenica 1 dicembre 2019, ore 10:00 alle 14:00
Biosalus, via Solarino, 5 – BARI
Come è possibile che acqua, aria e cibo possano rappresentare un pericolo per la nostra salute? A questa e ad altre domande ha risposto il dottor Claudio Pagliara, oncologo di fama internazionale e cancer-coach, durante il secondo incontro del progetto di formazione continua “Biosalus Academy: a lezione di salute”. L’iniziativa, fortemente voluta dall’azienda Biosalus Italia, ha l’obiettivo di avvicinare gradualmente i propri consulenti alle tematiche della salute e del benessere.
Aumentano i casi di cancro a causa dell’inquinamento ambientale
“Il massiccio inquinamento ambientale ha fatto sì che aria, acqua e cibo siano diventati gradualmente veri e propri nemici della nostra salute”, afferma il dottor Claudio Pagliara, “tanto che oggi registriamo una pericolosa inversione di tendenza fra malattie acute e malattie croniche. Assistiamo, infatti, ad una riduzione delle malattie acute, quelle infettive per intenderci, e ad un aumento esponenziale delle malattie croniche come il cancro. Questo andamento epidemiologico è da mettere in correlazione con l’evoluzione e la diffusione massiccia della chimica industriale”.
La storia della chimica industriale inizia “casualmente” nel 1856 quando il diciottenne William H. Perkin, allievo del Royal College of Chemistry, motivato da ragioni farmaceutiche era alle prese con la sintesi della chinina, sostanza vegetale impiegata nella cura della malaria. Durante i suoi fallimentari tentativi, poiché la metodica che gli era stata indicata non era efficace per il raggiungimento dell’obiettivo, ottenne ripetutamente sostanze di composizione incerta ma intensamente colorate. Ne immaginò i possibili impieghi nell’arte tintoria e sottopose un campione all’attenzione dei Pullar, titolari di una grande tintoria a Perth. Il 26 agosto 1856 depositò il brevetto del nuovo colorante, la porpora di anilina, detto anche il mauve di Perkin, segnando la nascita della chimica industriale.
Nel 1895, solo meno di 20 anni dopo l’inizio della produzione su larga scala dei coloranti chimici, il chirurgo Ludwig Rehn fu il primo ad individuare la diretta connessione tra il cancro della vescica e l’anilina (il cosiddetto “cancro da anilina”), riportando alcuni casi di tumore della vescica tra lavoratori impegnati nell’industria delle vernici, a diretto contatto con la sostanza tossica.
Oltre 120mila sostanze chimiche industriali minacciano il nostro benessere
“Mentre in passato le sostanze chimiche industriali erano poche e riuscivano ad essere diluite dall’ambiente, oggi che se ne contano oltre 120mila – alcune delle quali prodotte in milioni di tonnellate l’anno – è stato superato il livello di saturazione nell’acqua e nell’aria e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti con serie ripercussioni sulla nostra salute e su quella delle nuove generazioni”, ha spiegato il dottor Pagliara. Durante l’evento formativo, inoltre, ha illustrato “i più recenti dati sull’epidemiologia delle malattie croniche come il cancro: 3,45 milioni di nuovi casi all’anno in Europa e 1,75 milioni di decessi. In Italia si registrano circa mille nuovi casi di cancro ogni giorno, 176mila morti all’anno e una spesa sanitaria, fra cure ed assistenza, che ammonta annualmente a 36,4 miliardi di euro. Dal 2004 al 2012, le malattie cronico-degenerative provocate dall’inquinamento ambientale hanno ridotto di dieci anni, nelle donne, e di 7 anni, negli uomini, le aspettative di vita in salute. Cioè, a fronte dei progressi medici compiuti che hanno allungato la durata media della vita, le patologie cronico-degenerative insorgono sempre più precocemente: uomini e donne hanno più possibilità di ammalarsi intorno ai 60 anni e non più intorno ai 70. L’unica vittoria possibile sul cancro”, ha aggiunto, “non è la cura ma la prevenzione primaria. È solo diminuendo l’esposizione agli agenti cancerogeni che possiamo ottenere miglioramenti e limitare il numero dei nuovi casi”.
Si parla di pandemia silenziosa: disturbi del comportamento nei bambini provocati dall’inquinamento
“Nel 2006 la rivista Lancet, una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo, pubblicò risultati di una ricerca secondo la quale potrebbe essere in atto una “pandemia silenziosa” di deficit neurocomportamentali che eroderebbe l’intelligenza e altererebbe i comportamenti dei bambini: da deficit dell’attenzione (ADHD) alla dislessia fino a patologie ancora più gravi come l’autismo. Queste patologie – provocate da metalli pesanti, diossine, IPA, toluene ed altre sostanze ancora non indentificate – riguarderebbero circa il 16% dei bambini di tutto il mondo, nei quali assistiamo ad una riduzione del Quoziente Intellettivo. Dobbiamo invertire la rotta e incentivare l’economia sana, abbandonando l’attuale modello che definirei come macroeconomia patologica, poiché per sopravvivere distrugge risorse, inquina l’ambiente e crea cambiamenti climatici, deserti, tumori e varie altre malattie. Non solo, quindi, continuiamo ad inquinare il Pianeta, rendendolo tossico per tutti i suoi abitanti, ma con le nostre abitudini di consumo stiamo regalando alle nuove generazioni dei problemi di portata incredibile e gli stiamo contemporaneamente togliendo la risorsa più preziosa per risolverli: l’intelligenza”.
Esiste il rischio di trasmissione degli inquinanti durante la gravidanza?
“Nel marzo 2011, il New England Journal of Medicine pubblicò i risultati di uno studio effettuato su donne in gravidanza, concentrandosi anche sulle sostanze trasmesse al feto attraverso il cordone ombelicale. Ebbene, i ricercatori hanno rintracciato nel cordone ombelicale almeno 300 sostanze chimiche industriali. E sottolineo la parola almeno, poiché non è detto che il numero delle sostanze dannose non sia più alto. Il limite della ricerca, infatti, sta nella mancanza di protocolli o di kit di ricerca adeguati a rivelare la presenza di ciascuna delle 120mila sostanze chimiche industriali esistenti. Questa ricerca evidenzia che le abitudini alimentari e di vita delle donne in gestazione incidono fortemente sul rischio che i propri figli possano sviluppare una malattia cronico degenerativa nell’infanzia. In Italia (fonte: registri-tumori.it, ndr) si prevedono ogni anno circa 1400 nuovi casi di tumori maligni nei bambini fra 0 e 14 anni, circa 7mila casi in solo 5 anni. E ciò perché c’è una maggiore vulnerabilità agli inquinanti negli organismi in accrescimento ed, inoltre nei feti e nei neonati: c’è una maggiore permeabilità della barriera ematoencefalica e una minore capacità di eliminazione dei tossici perché i sistemi di depurazione e disintossicazione non sono ancora completamente sviluppati”.
Cattiva alimentazione e cause del cancro. Esiste un nesso?
“Studi dell’American Cancer Society affermano che circa un terzo dei nuovi casi di cancro sia direttamente connesso ad un’alimentazione errata. La percentuale di tumori legata ad una alimentazione errata è fra il 33 ed il 38%. Se trasferiamo questo dato in Italia, dove si contano circa 368mila nuovi casi tumore all’anno, comprendiamo facilmente che avere un’alimentazione corretta significa riuscire a prevenire il cancro su almeno 120mila persone all’anno. Pensiamo a cosa significhi questo in termini di spesa sanitaria, di file negli ospedali, di stress, di sofferenza e anche di tasse in meno da pagare. Comprenderemo, allora, cosa significhi avere le giuste informazioni sulle conseguenze di un’alimentazione errata. E, nell’alimentazione, un ruolo importante lo riveste sicuramente l’alimento principe che è l’acqua, alimento spesso trascurato perché intorno all’acqua ruotano tanti interessi e, come ho già avuto modo di affermare in altre occasioni, le analisi di potabilità che si effettuano non sono sufficienti a tutelare la nostra salute. La frase ‘Rispetta i limiti di legge’ non garantisce la qualità assoluta dell’acqua: per molti contaminanti non esistono limiti perché non ne è prevista la presenza, o i limiti sono obsoleti o perché variano di Paese in Paese. Ecco perché consiglio di depurare l’acqua con metodi ad osmosi inversa”
Se le scelte determinano il nostro destino, le scelte contribuiscono alla nostra salute al pari del DNA?
“Le scelte oggi, grazie anche alle nuove conoscenze derivanti dall’epigenetica, contano molto più della genetica perché ormai si sa che la genetica non è più un destino come si pensava una volta. Ciò che realmente determina il nostro destino sono le scelte che facciamo ogni giorno. Più le scelte sono informate, più è probabile che noi riusciamo a preservare la nostra salute, a custodirla, a vivere più di 100 anni e anche bene, perché ogni malattia è frutto di errori, è frutto di mancanza di conoscenze, perché sapere è potere: la gente deve sentire la responsabilità, nel senso etimologico del termine, cioè ‘abilità a rispondere’, in modo da farsi guidare nelle proprie scelte da due linee guida: la verità e l’amore. L’amore per sé, l’amore per gli altri, l’amore per l’ambiente, perché se facciamo così noi riusciamo ad avere il nostro destino nelle nostre mani, compresa, naturalmente, la nostra salute”.
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