Tra i diversi fattori che contribuiscono a uno stato di salute ottimale, l’idratazione e l’equilibrio fra i compartimenti idrici dell’organismo occupano un posto di primaria importanza nell’alimentazione. Infatti, si può resistere diversi giorni senza cibo ma già dopo due o tre giorni senz’acqua la nostra sopravvivenza è seriamente compromessa. Da qui è facile comprendere quanto questo elemento sia un nutriente essenziale per il corpo.
L’acqua, che rappresenta circa il 70% del nostro organismo, non fornisce alcun apporto energetico, ma è un elemento fondamentale, indispensabile per il corretto espletamento delle funzioni fisiologiche e nutrizionali degli esseri umani. È l’acqua che, attraverso il sangue e il sistema linfatico, ha il compito trasportare nutrienti e ossigeno alle cellule e rimuovere le tossine, i prodotti di scarto. Inoltre, prende parte a tutti i processi metabolici, regola il volume cellulare, la temperatura corporea ed è indispensabile per la digestione.
Si pensi che, mediamente, nell’arco della nostra vita consumiamo una quantità d’acqua 600 volte superiore al nostro peso corporeo.
Acqua da bere: le proprietà nutrizionali dell’acqua
Non esiste un quantitativo standard di acqua da bere, ma il fabbisogno idrico giornaliero varia in base all’età, al sesso, alla temperatura corporea, al contenuto minerale dell’alimentazione, alla temperatura e all’umidità ambientale, all’intensità e al tipo di attività fisica e al dispendio energetico. L’acqua che beviamo non è solo un composto di idrogeno e ossigeno, ma una vera e propria soluzione di minerali e, di conseguenza, rappresenta un alimento: i minerali sono, infatti, nutrienti indispensabili per l’organismo. Si classificano in tre gruppi: macroelementi, presenti nel corpo umano in quantità discrete, come calcio, fosforo, magnesio, sodio, potassio, cloro e zolfo; microelementi o oligoelementi, di cui l’organismo ha bisogno in piccole quantità, come ferro, rame, zinco, fluoro, selenio, cobalto, iodio, manganese e molibdeno; minerali traccia, il cui fabbisogno è molto basso, come ad esempio, il silicio (utile per il benessere delle ossa).
Che l’acqua sia un alimento a tutti gli effetti, è stabilito anche dalle Linee Guida dell’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) che, dal 2003, contengono un capitolo dedicato proprio all’importanza dell’idratazione. Le versioni più aggiornate della piramide alimentare della Dieta Mediterranea moderna – edita dall’INRAN nel 2009 – riporta alla base di tutti gli alimenti l’acqua.
I Livelli di Assunzione Giornalieri Raccomandati di Energia e Nutrienti per la popolazione italiana (LARN) suggeriscono di bere 1 ml di acqua ogni kcal consumata. O, più semplicemente si può calcolare il fabbisogno in base a questa formula: peso corporeo in kg x 0,03 = litri di acqua da bere al giorno. Quindi, per un uomo di 80 kg sono necessari 2,4 litri di acqua al giorno.
Acqua a tavola: i cibi che contengono più acqua e l’acqua per cucinare
Oltre all’acqua stessa, è possibile idratarsi anche attraverso l’assunzione di determinati alimenti o attraverso le bevande. Non tutti i cibi, però, sono in grado di apportare la stessa quantità di acqua. L’Ente CREA – Alimenti e nutrizione indica nelle sue linee guida che frutta, ortaggi e latte contengono l’85% di acqua; pesce, carne, uova e formaggi freschi ne contengono dal 50 all’80%; pasta e riso cotti hanno circa il 60-65% di acqua.
In altri termini, un regolare consumo di frutta e verdura può garantire un buon apporto idrico, se si scelgono prodotti di stagione, poiché la conservazione per lungo tempo, la congelazione o la surgelazione possono influire negativamente sui livelli nutrizionali di verdure e ortaggi. Secondo Fondazione Veronesi ecco i 20 alimenti che contengono più acqua (oltre il 90% del loro peso): cetrioli, lattuga, ravanelli, cocomero, cicoria coltivata e di campo, pomodori, zucca gialla, cardi crudi, indivia belga, fiori di zucca, melone d’inverno, radicchio rosso, zucchine crude, birra chiara.
In tavola, poi, si aggiunge una piccola percentuale di acqua che ingeriamo attraverso i cibi cotti, ovvero attraverso quei cibi che, con la cottura, aumentano di peso perché assorbono parte dell’acqua in cui vengono cotti. Piccola, dunque, ma importante sotto il profilo qualitativo: la scelta dell’acqua per cucinare deve essere effettuata con attenzione, evitando l’uso dell’acqua di rubinetto, troppo ricca di cloro o di metalli pesanti provenienti da tubature vecchie o mai controllate.
L’acqua a osmosi inversa: la più funzionale per l’organismo
Da tutte queste osservazioni è evidente l’importanza rivestita dall’acqua nell’idratazione in quanto nutriente, mentre non è altrettanto evidente quanto sia importante scegliere la giusta acqua da un punto di vista qualitativo: acqua minerale naturale, acqua di rubinetto o acqua depurata?
La normativa in materia di acque destinate al consumo umano (direttiva comunitaria 98/83 del 3 novembre 1998) che identifica le acque da destinarsi al consumo umano e considera tali “tutte quelle trattate e non trattate destinate ad uso potabile, culinario e domestico, a prescindere dalla loro origine, sia esse fornite attraverso una rete di distribuzione o mediante cisterne, bottiglie o altri contenitori.” La direttiva CEE cita espressamente la possibilità di commercializzare ogni tipo di acqua potabile, permettendo anche alle acque trattate e a quelle di sorgente non riconosciute, di essere imbottigliate senza limite di quantità.
Orientarsi nella scelta non è certo facile, ma cerchiamo di analizzare la situazione.
Acque minerali: in Italia esistono oltre 250 tipi di acque minerali confezionate, ciascuna con determinate caratteristiche nutrizionali e organolettiche. Per l’immissione in commercio, l’acqua minerale deve essere batteriologicamente pura e priva di inquinanti alla sorgente, imbottigliata in contenitori igienici dopo autorizzazione degli Enti competenti. Sembrerebbe essere la soluzione più sicura ma, in realtà, i contenitori di plastica entro cui viene commercializzata sappiamo che possono rilasciare sostanze dannose per la nostra salute se non stoccate e distribuite in base a ben precisi criteri di conservazione (luce, temperature, umidità, etc.).
Acqua del rubinetto: viene distribuita dalle aziende acquedottistiche attraverso la rete idrica ed ha come requisito fondamentale la potabilità, ossia deve essere batteriologicamente pura. Per questo, in genere, subisce trattamenti di filtrazione, clorazione oppure di ozonizzazione prima di giungere nelle nostre case. Non dovrebbe contenere sostanze chimiche dannose per la salute e dovrebbe risultare incolore, insapore e inodore. Usiamo il congiuntivo perché sappiamo bene che la qualità dell’acqua del rubinetto è fortemente condizionata da diversi fattori: le condizioni delle tubature dell’edificio, la manutenzione dell’intero sistema di distribuzione che va dalla fonte fino a casa nostra. Anche questa soluzione non sembra garantirci sotto il profilo qualitativo dell’acqua.
Acqua depurata: è in grado di assicurare un prodotto igienicamente garantito a prezzi vantaggiosi. Rispetto a quella della rete idrica, quest’acqua ha il vantaggio di essere sottoposta ad un ulteriore processo di depurazione, offrendo così un maggior margine di sicurezza rispetto ai rischi di inquinamento lungo tragitto che l’acqua di rubinetto percorre prima di raggiungere le nostre case. Cloro e metalli pesanti, oltre a rappresentare un rischio per la salute, conferiscono all’acqua del rubinetto un sapore sgradevole o comunque peggiore rispetto alle acque minerali. Ed è questa un’ulteriore ragione per scegliere di depurare l’acqua del rubinetto, utilizzando sistemi di depurazione domestica dell’acqua pratici, efficaci e che non necessitano di alcun intervento murario per l’installazione.
Tra i diversi metodi di depurazione, quello dell’osmosi inversa è il più efficiente, in grado di garantire la rimozione fino al 99% delle sostanze disciolte nell’acqua già potabile. Sfrutta il principio fisico dell’osmosi (basato sulla tendenza spontanea di due liquidi a ridurre la differenza di concentrazione fra loro, grazie al processo di diluizione delle sostanze) invertendolo. La depurazione ad osmosi inversa, quindi, applicando una forza contraria alla pressione osmotica, determina il passaggio dell’acqua dalla soluzione più concentrata a quella più diluita. Ciò permette di impedire il passaggio di eventuali inquinanti (metalli pesanti, cloro, etc.) presenti nell’acqua già potabile, grazie alle membrane selettive utilizzate nel depuratore ad osmosi inversa: permeabili all’acqua e impermeabili alle diverse impurità.
Se vuoi approfondire il tema dell’osmosi inversa, sul nostro blog puoi trovare anche il parere di un medico su questo argomento.