DA NOVEMBRE BIOSALUS ITALIA È PLASTIC FREE

DA NOVEMBRE BIOSALUS ITALIA È PLASTIC FREE

Biosalus Italia, da sempre attenta alla salvaguardia dell’ambiente, è tra i primi marchi italiani ad essere “Plastic free”. L’azienda ha, infatti, aderito ufficialmente alla campagna lanciata dal Ministero dell’Ambiente per contrastare il consumo della plastica. Biosalus Italia è tra i primi e più qualificati operatori specializzati nella depurazione dell’acqua e dell’aria: produce e commercializza dispositivi di ultima generazione per la purificazione, domestica e collettiva, dell’acqua. Nonostante il proprio core business, dunque, fosse già perfettamente allineato agli obiettivi dettati dal Ministero per l’adesione alla campagna “Plastic free”, l’azienda delineato un proprio regolamento interno, applicato in tutte le venti sedi ubicate in Italia.

Innanzitutto, applicare la regola delle 4 R: riduci, riutilizza, ricicla, recupera. In tutti gli ambienti aziendali e negli imballi dei propri prodotti, è stato ridotto al minimo l’uso della plastica; per favorirne il riutilizzo, Biosalus Italia provvede alla distribuzione di borracce in plastica riciclata durante eventi di promozione e sensibilizzazione; in ogni sede è stata potenziata la raccolta differenziata, che prevede anche il recupero degli imballaggi di cartone e il loro invio alle aziende di raccolta e trattamento.

Acqua depurata in tutti gli uffici Biosalus

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Da sempre, in tutti gli uffici Biosalus la disponibilità di acqua è assicurata dalla presenza di impianti di depurazione ad osmosi inversa collegati direttamente alla rete idrica (impianti di produzione della stessa azienda), quindi non è stato difficile eliminare le bottigliette di plastica dai distributori e sostituire tutti gli altri oggetti di plastica monouso con utensili equivalenti, in materiali compostabili o cartacei. Da questi impianti i dipendenti Biosalus possono approvvigionarsi di acqua utilizzando bottiglie in vetro, tazze e borracce proprie. Inoltre, è stata ridotta al minimo la presenza di prodotti con eccessivi imballaggi in plastica nei distributori automatici, allo scopo di disincentivare il consumo di prodotti preconfezionati. Allo stesso modo, i dipendenti sono stati invitati ad aumentare il consumo di cibi e bevande fresche. A ben pensarci, oltre ad evitare l’uso della plastica, questi consigli contribuiscono a migliorare la salute nel suo complesso, eliminando i rischi derivanti dal contatto prolungato dell’acqua con le sostanze plastiche e disincentivando il consumo dei conservanti contenuti nei cibi preconfezionati.

Perché mettere al bando la plastica monouso

Riunioni ed eventi aziendali sono i luoghi nei quali si inizia a promuovere la cultura “Plastic Free”. In queste occasioni si predilige l’utilizzo esclusivo di bicchieri in materiali compostabili e carta e l’acqua viene servita nelle bottiglie di vetro personalizzate con il logo aziendale. Per condividere con tutti i dipendenti l’obiettivo e sensibilizzarli all’eliminazione della plastica dalle proprie abitudini di consumo, l’azienda ha predisposto un programma di formazione continua che prevede, ogni ultimo lunedì del mese in ogni sede la realizzazione della Giornata di approfondimento sulle tematiche alla base della campagna “Plastic Free”.

Da tempo l’azienda è impegnata nella divulgazione di buone prassi mirate all’abolizione dell’uso della plastica, attraverso i propri mezzi di comunicazione on-line (sito istituzionale, pagine Facebook e Instagram); inoltre, sta operando attivamente soprattutto in ambito educativo e scolastico per l’abolizione dell’uso di bottiglie e bicchieri di plastica nelle scuole, promuovendo l’adozione e l’installazione di sistemi di depurazione collettiva dell’acqua e di borracce personali per gli alunni/studenti.

Il parere della comunità scientifica: la plastica uccide

La comunità scientifica è unanime nell’affermare che è indispensabile porre un freno alla produzione di plastica, e per svariati motivi. Innanzitutto, la plastica incide negativamente sulle condizioni dei mari: l’85% dei rifiuti presenti lungo le coste, sulla superficie del mare e sul fondo degli oceani è rappresentato da oggetti di materiale plastico. Tale quantità, che rappresenta circa il 3% della plastica prodotta annualmente in tutto il mondo, è destinata ad aumentare e a divenire una seria minaccia per l’ecosistema marino e per le specie che lo abitano. Oltre agli effetti diretti sulla salute umana, questa vera e propria invasione del mare da parte della plastica rischia di provocare ripercussioni significative anche su importanti settori economici come il turismo, la pesca e l’allevamento ittico.

Ben più pericolosa di una bottiglia di plastica rinvenuta lungo la spiaggia, è la microplastica. Questa, infatti, può provenire da pezzi di plastica più grandi che si degradano o trovarsi nei prodotti industriali, nei prodotti cosmetici e finanche nei prodotti per l’igiene personale. Pezzi che variano per dimensioni, in genere

inferiore ai 5 millimetri, che possono quindi attraversare facilmente la barriera dei filtri delle acque reflue, rendendo impossibile il loro recupero una volta in mare. Secondo recenti analisi, nel corso di una settimana ingeriamo 5 grammi di plastica, l’equivalente di una carta di credito. La microplastica, dunque, è un nemico silenzioso per la nostra salute, poiché sempre più spesso finisce nei nostri piatti. Si calcola che l’assunzione media di microplastica quando mangiamo pesce o crostacei può superare le centinaia di pezzi per 300 grammi di porzione; decine di particelle nelle porzioni per bambini. Le microplastiche hanno un impatto diretto sui cittadini, con la presenza nell’aria, nell’acqua e nel cibo, i cui effetti sulla salute umana sono ancora poco conosciuti. Ma potremmo fare delle ipotesi considerando tutti i rischi connessi al rilascio di sostanze inquinanti come i PCB, e agli additivi chimici della plastica come il BPA, che insieme possono causare disturbi ormonali, rischio di cancro e danni al DNA.

Il ruolo delle istituzioni nella lotta alla plastica

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Risale al 16 gennaio 2018 l’adozione, da parte della Commissione europea, della “Strategia europea per la plastica”. Un vero e proprio piano pluriennale per combattere la produzione e il consumo della plastica in tutti i Paesi aderenti all’Unione Europea, proteggere il pianeta e i cittadini e responsabilizzare le imprese. L’obiettivo è modificare il modo in cui i prodotti sono progettati, realizzati, utilizzati e riciclati nei paesi europei: bandire l’aggiunta delle microplastiche nei prodotti industriali e cosmetici; frenare il consumo di plastica monouso; rendere riciclabili tutti gli imballaggi in plastica entro il 2030.

Secondo i dati diffusi dall’Unione, attualmente in Europa sono generati ogni anno 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, ma meno del 30% è raccolta per essere riciclata. Una delle misure presentate dalla Commissione europea nell’ambito della strategia prevede il bando di bastoncini per la pulizia delle orecchie, posate, piatti e cannucce di plastica monouso. Inoltre, entro il 2025, gli Stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande.

In Italia, oltre a questi divieti, dal 1° gennaio 2020 sarà vietato commercializzare prodotti cosmetici che contengano microplastiche. Si moltiplicano le campagne di raccolta dei rifiuti in plastica dalle coste e dai fondali marini, mentre il Ministero dell’Ambiente – che ha raggiunto l’obiettivo “Plastic free” – sta sollecitando tutte le amministrazioni pubbliche affinché siano da esempio ai cittadini, bandendo la plastica monouso.

Il ruolo svolto dai cittadini per il “Plastic free”

Sul sito del Ministero dell’Ambiente, nella pagina dedicata alla campagna “Plastic free” sono elencate alcune buone pratiche ed alcuni consigli che dovremmo sempre tenere a mente. Primo fra tutti: smaltire la plastica nella raccolta differenziata per alimentarne il riciclo e diminuire così la produzione di nuova plastica dal petrolio. Non credere che la plastica monouso sia necessaria: possiamo eliminarla e sostituirla con il vetro, con materiali biodegradabili o con il cartone. Preferire le buste riutilizzabili per fare la spesa; bandire le cannucce; evitare l’acquisto di alimenti avvolti in imballaggi di plastica e limitare l’uso di pellicole di plastica per la conservazione. Evitare prodotti per l’igiene e cosmetici che possano contenere microplastiche e privilegiare le fibre naturali rispetto a quelle artificiali. Non abbandonare la plastica sulle spiagge e nel mare e, per dissetarci, usare una borraccia o una brocca di acqua di rubinetto. Meglio ancora se scegliamo acqua depurata con un sistema ad osmosi inversa.

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